Dario trascorre una notte agitata, popolata di incubi concernenti l’inquietante serie di coincidenze con cui si è trovato a che fare: c’è infatti la somiglianza tra sua moglie e la sua omonima giustiziata sotto Napoleone III; c’è poi l’ombra della marchesa di Brinvilliers, anch’essa una Marie D’Aubray; c’è quindi il nome del criminologo Guido Santacroce, simile a quello del capitano Gaudin de Sainte-Croix, marito della marchesa secentesca; c’è infine il titolo dell’opera del criminologo, “Il caso dell’amante non morta”, che ricorda la frase detta prima di morire dal vecchio Maurizio Desgrez al nipote Carlo: «sono perseguitato dai non-morti, figli della notte e dell’inferno». Dario è destato dall’inattesa visita dell’infermiera Gaetana Bianchi, che aveva assistito il vecchio Desgrez; costei vuole confidargli qualcosa, ma ne è impedita dall’arrivo di Bruno, il minore dei Desgrez. Il giovane, dietro un’atteggiamento da ragazzino viziato e petulante, nasconde un temibile fiuto: subito subodora, malgrado gli impacciati dinieghi di Dario, la scomparsa di Marie. Giunge quindi la polizia, con alla testa il commissario La Volpe, informato da una lettera anonima che un delitto è stato commesso a villa Desgrez. I sospetti si addensano sull’assente Marie anche perché sia Bruno, sia l’infermiera la accusano di aver chiesto come procurarsi dell’arsenico. Il commissario non è convinto della colpevolezza di Marie; crede invece che la chiave di tutto sia un passaggio segreto che collegherebbe la camera del vecchio Desgrez con la cripta. Intanto il Perelli, uomo di fatica dei Desgrez, giace a letto tramortito da un violento shock: dichiara di aver visto su una sedia a dondolo il redivivo Maurizio Desgrez. Marta afferma di poter chiarire il mistero grazie a un libro sulla stregoneria, dove si parla di un unguento magico che permetterebbe di attraversare i muri. Irritato e insospettito da tali affermazioni, il commissario inizia a convincersi dell’innocenza di Marie. Quest’ultima riapp