Negli ultimi cinquanta anni la superficie forestale dell'Italia è aumentata di un buon dieci per cento, in pratica è come se una regione intera delle dimensioni della valle d'Aosta fatta di boschi di querce e di faggi, di pini e di lecci, si fosse aggiunta a quelle già esistenti. Una reazione selvosa pari, per dimensioni, a quella che accompagnò nel Medioevo il crollo dell'Impero Romano e delle sue urbanizzazioni. Annidate nelle parti più inaccessibili del nostro territorio, alcune foreste relitte delle epoche glaciali, conservano il fascino dei boschi primigeni, con un corteggio di piante e di animali messi in pericolo dai cambiamenti climatici.