Tre anni fa, il 15 marzo 2019, per la prima volta sono scesi in piazza milioni di studenti uniti da un unico obiettivo: gridare ai potenti del mondo che non c'è più tempo da perdere per salvare il Pianeta. «There is no Planet B», si leggeva sui tanti cartelli esposti in oltre duemila città. È l'ufficializzazione del movimento «Fridays For Future», guidato dall'attivista svedese Greta Thunberg. «Siamo arrabbiati ma la nostra rabbia viene dalla speranza perché se credessimo che la battaglia per il clima fosse già perduta non avremmo bisogno di protestare, saremmo già arresi», racconta Martina Comparelli, 27 anni, portavoce nazionale del movimento Fridays For Future. «E invece no, abbiamo la certezza scientifica che c'è ancora tanto spazio per agire anche se c'è poco tempo e questo ci rende ancora più arrabbiati. Abbiamo una grossa possibilità di uscirne bene e non stiamo facendo abbastanza».