Dopo l'arresto di Michele Greco, i grandi boss che hanno controllato Palermo per anni iniziano la loro passerella sul pretorio dell'aula bunker. Il primo è Pippo Calò, "il cassiere della Mafia", intenzionato a difendersi personalmente dalle accuse di Tommaso Buscetta, "il boss dei due mondi", il protagonista più atteso del processo. La sua deposizione (3 aprile 1986) è un momento chiave del processo, atteso con il fiato sospeso da tutti, a partire dai giudici popolari, fra cui c'è anche la professoressa 60enne Filomena, che vive questi giorni con particolare apprensione. Nel frattempo, Gianni si sta lentamente adattando a Palermo ed è contento del suo lavoro. Teresa, invece, sembra sempre preoccupata e con la testa altrove. Per raccontare con più attenzione gli orrori di cui la Mafia è capace, Franco porta con sé Gianni a Corleone per realizzare un servizio sul feudo degli ultimi due boss rimasti latitanti, Totò Riina e Bernardo Provenzano. Durante il processo, la deposizione di Buscetta aprono grossi squarci nei segreti di Cosa Nostra e il procedimento sembra prendere una strada favorevole all'accusa. Tutti gli avvocati della difesa, compreso l'avvocato Marsalis, decidono di cambiare la propria strategia: proprio Marsalis anticipa a Franco che punteranno a contrastare Buscetta in aula, chiedendo un confronto diretto con lui. Ma Franco ha anche altro a cui pensare, a causa di una cartolina anonima da Corleone che trova nella sua auto.