Alla fine della Grande Guerra gli Stati Uniti diventano a pieno titolo una potenza politica ed economica a livello mondiale. Sono gli anni delle presidenze che vanno da Warren Harding fino a Herbert Hoover, gli anni Ruggenti, che si interrompono bruscamente a causa della crisi economica del 1929. Lo racconta Lucia Annunziata in “E pluribus unum. Storia dei presidenti americani”. Sarà il presidente successivo, Franklin Delano Roosevelt, a portare l’America fuori dalla crisi economica, ma anche a rompere il tradizionale isolazionismo entrando nel secondo conflitto mondiale per sconfiggere i nazisti. Conclusa e vinta la guerra, gli Stati Uniti diventano la prima potenza economica e militare. Da quel momento il presidente degli Stati Uniti diventa sempre più decisivo nelle scelte politiche e economiche a livello globale e comandante in capo per vincere le sfide lanciate dall’Unione sovietica. Un braccio di ferro, chiamato Guerra fredda che va da Harry Truman fino a Ronald Reagan, che definiva l’Unione Sovietica l’impero del male; da Eisenhower fino a Nixon, per sconfiggere le forze comuniste in Corea e Vietnam. Dalla caduta del muro di Berlino nel 1989 e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti si ritrovano a essere la prima e unica potenza mondiale senza un vero avversario. Lo scacchiere geopolitico, fino a quel momento regolato dalla guerra fredda e dallo scontro tra America e Unione Sovietica, si destabilizza, come in Iraq, dove nel 1991 George H. Bush decide di intervenire contro Saddam Hussein nella prima guerra del golfo. Dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, il presidente George W. Bush conduce una lotta contro il terrorismo di matrice islamica che lo porterà in guerra contro L’Afghanistan e l’Iraq, portando a una destabilizzazione dell’intero Medioriente che coinvolgerà anche le presidenze dei suoi successori, da Barack Obama fino all’attuale presidente degli Stati Uniti: Donald Trump.