Vent'anni fa, in provincia di Modena, sedici bambini tra i comuni di Massa Finalese e Mirandola furono allontanati per sempre dalle loro famiglie, accusate di far parte di una setta di satanisti pedofili. Ma questa storia, proprio come le vecchie audiocassette, ha due lati. In quale dei due si nasconde la verità?
La genesi del contagio avviene il 27 settembre 1993, con lo sfratto della famiglia Galliera a Massa Finalese. Per il piccolo Dario, 3 anni, comincia un'odissea relazionale ed emotiva che toccherà il fondo all'inizio del 1997, quando accusa suo fratello naturale Igor di abusi sessuali
I racconti del piccolo Dario continuano e il bambino comincia a fare i nomi di altre persone coinvolte in quello che ormai sembra un network di pedofili sempre più esteso, attivo tra Massa Finalese e Mirandola. L’attenzione si sposta su alcune famiglie della zona. E si allungano ombre sulla figura di un parroco
La Bassa Modenese è sconvolta dalla morte improvvisa di Don Giorgio Govoni, presunto capo della setta, fulminato da un infarto qualche giorno prima della sentenza. Ma anche da una retata notturna in cui vengono portati via i 4 bambini di una famiglia insospettabile
Nella soffitta di casa di una delle famiglie coinvolte, abbiamo trovato più di 50 videocassette con le testimonianze dei bambini. È cambiato tutto: i ragazzini "di carta" - di cui conoscevamo solo i verbali - sono diventati reali, e per la prima volta a parlare sono stati proprio loro
Quello del "falso ricordo" è uno dei grandi pericoli in cui si rischia di cadere quando si intervista un bambino che potrebbe essere vittima di abusi. Soprattutto se si utilizza un approccio sbagliato. Quale metodo è stato usato dagli psicologi per raccogliere le testimonianze dei minori allontanati di Massa Finalese e Mirandola?
Dario, il “bambino zero”, ci fa una rivelazione sconcertante. E in un video scopriamo finalmente cosa si nasconde dietro ai suoi primi racconti, che innescarono il “Caso Veleno”
Vent'anni fa, il 12 novembre 1998, sei bambini di Massa Finalese vennero allontanati dalle loro famiglie. Sonia era una di loro. Oggi ci racconta la sua verità. E non è la sola. C'è anche Marta. Entrambe chiedono giustizia.