A dieci anni dalla morte di Bettino Craxi, scomparso il 19 gennaio 2000, "La Storia siamo noi" presenta il ritratto di un politico tra i più importanti e discussi della Prima Repubblica, tratteggiato con la testimonianza di familiari, amici e collaboratori. Bettino Craxi, autonomista di scuola nenniana, succedendo a Francesco De Martino assume la segreteria del Partito Socialista Italiano nel 1976, un anno cruciale che ha provocato profonde ripercussioni su tutta la scena politica italiana. La sua azione in qualità di segretario nazionale si è sviluppata lungo tre direttrici: la critica nei confronti del PCI da lui giudicato un partito democraticamente immaturo ed incapace di operare una scelta coerente tra la sua matrice leninista e il riformismo socialista democratico, e dunque non adatto ad esercitare funzioni di governo; la denuncia del fatto che PCI e DC potessero stabilire un accordo “paralizzante” per il pluralismo democratico, ed infine l’indicazione di una nuova intesa tra un PSI scevro da ogni vecchia subalternità e una DC capace di stabilire un rapporto di potere paritetico con il PSI, nell’ottica di un’alternanza fra i partiti di governo alla guida dell’esecutivo. In seguito, l’affermarsi della linea craxiana ha portato il PSI alla completa separazione dal marxismo, favorendo il suo collegamento alle socialdemocrazie occidentali.