Quale sarà il futuro dell’approvvigionamento energetico del nostro paese e dell’Europa? Possiamo continuare a basarlo sulle energie fossili o ci sono nuove frontiere per l’estrazione di gas e petrolio che possono essere percorribili come alcuni credono? Per capire meglio abbiamo fatto un viaggio tra gli stati di New York, Pennsylvania e Texas. Siamo stati nei luoghi dove si sta praticando l’estrazione dello shale gas, attraverso la pratica del fracking, la frantumazione del sottosuolo attraverso pressioni e solventi chimici. Una tecnica che consente di estrarre il gas e il petrolio intrappolati tra le rocce. Con conseguenze per gli abitanti che dai loro rubinetti vedono uscire acqua puzzolente che s’incendia a causa del metano che a seguito delle frantumazioni è penetrato nella falda acquifera. Ma è questo il futuro che ci aspetta? Abbiamo incontrato gli esperti delle più importanti università americane che ci hanno rivelato i limiti e pericoli ambientali del fracking ma anche gli inconvenienti economici di quello che viene presentato come il nuovo “rinascimento energetico” d’oltre oceano. Ma l’aspetto più inquietante è che alcuni autorevoli studi proverebbero una correlazione tra l’estrazione dello shale gas e i terremoti. Eppure il fracking sta prendendo piede sempre di più, e ora rischia di attecchire anche in Europa. In Inghilterra il governo Cameron sta investendo per l’estrazione dello shale gas. E qualcuno vorrebbe pure estrarlo nella pianura padana . Alla luce delle informazioni disponibili, si può capire se esiste una correlazione fra il terremoto in Emilia Romagna e le pratiche di estrazione? E soprattutto lo stoccaggio di idrocarburi nelle zone altamente sismiche del nostro paese, e’ ancora praticabili alla luce delle nuove scoperte sulla relazione tra estrazione e iniezione di fluidi nel sottosuolo e sismicità? E cosa sa la nostra classe dirigente di questi temi? E’ informata al punto tale da poter decid
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Roberto Pozzan | Writer |